cose scritte da neko

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mercoledì 14 aprile 2010

Storia di un prato

Sembrava proprio un laghetto con le papere.

Era un prato. E le paperelle erano cani.

I padroni di quei cani non ci mettevano piede sul prato.

Come se fossero vecchietti che guardano le papere nel laghetto del parco.

Ma i vecchietti non mettono piede nel laghetto perché è sporco e poi non si fa il bagno al parco.

I padroni, invece, non volevano sporcarsi schiacciando qualche cacca.

Le cacche erano dei cani.

I cani non parevano farci caso, alle cacche, un po’ perché i cani non hanno problemi con i propri e altrui escrementi, un po’ perché quel prato era un bel posto per correre e rotolarsi e respirare in una vita da cane d’appartamento.

I padroni, a volte, non lasciavano liberi i propri cani in quel prato ma permettevano loro solo una circumnavigazione. I cani, allora, sembravano navi di marinai curiosi dell’ignoto del mare aperto, costretti a navigare, invece, lungo la costa perché così vogliono il capitano e i mezzi tecnici.

Tentavano di tirare, i cani, ma il guinzaglio era saldo e il padrone temuto o benvoluto.

Restava il naso, l’avanguardia.


Parentesi: in genere i marinai non erano poi tanto curiosi visto che la vita gli sembrava valere molto più di una qualsiasi esplorazione. Erano i padroni ad essere curiosi. I padroni dei marinai.


Un giorno arrivò il giardiniere.

C’era un giardiniere che si occupava solo del giardinetto con panchine per vecchi con giornale e giochi per bambini con parenti.

Il giardino si trovava di fronte al prato che sembrava un laghetto.

Ma quel giorno il giardiniere arrivò proprio per il laghetto, il prato.


Si mise a zappare.

A togliere erbacce e a salutare la gente che un po’ si stupiva di vederlo a lavoro in quel prato.

Quel giorno tutti i cani vennero tenuti al guinzaglio.

I padroni, dei cani, vennero a sapere che in quel prato sarebbe stata messa una madonnina.

Una statuetta della Madonna.


Il giorno dopo il giardiniere creò un’aiuola in mezzo al prato.

La domenica la madonnina venne scoperta dal sindaco come una qualsiasi statua.

La domenica la madonnina divenne Madonna a tutti gli effetti grazie al prete.

I fedeli portarono fiori.


Il prato restava un laghetto, solo che aveva guadagnato un’isola.

I padroni non sapevano più se i propri cani potevano scorazzare e cacare in quel prato.

C’era la madonnina.


Un altro giorno arrivarono gl’ingegneri coi loro strumenti.

Poi i muratori coi loro.

I padroni iniziarono a cercare altri posti dove fare sfogare i propri cani che iniziavano a diventare irrequieti per quella vita di appartamento e guinzaglio.

I muratori iniziarono gli scavi.


Intanto nella città la popolazione cresceva.

E le macchine aumentavano. Sempre più automobiline per il bambino fissato e fortunato!

E anche l’inquinamento.

E lo stress della popolazione aumentava.

Ognuno diceva: GUARDA CHE TRAFFICO, mentre guidava verso casa o verso qualche altra parte.

Anche chi prendeva l’autobus o la bicicletta o andava a piedi diceva: guarda che traffico.

Lo spazio in cui la popolazione, le macchine e lo stress crescevano rimaneva però sempre lo stesso.

Il problema che ne derivava, a quanto dicevano i giornali, era riassunto nella frase che tutti quelli che guidavano verso casa o verso qualche altra parte dicevano una volta arrivati: NON C’È PARCHEGGIO. In genere a questa frase seguivano bestemmie o altre forme d’espressione che i giornali evitavano di riportare nelle interviste per l’articolo: “Non c’è parcheggio”.


Parentesi: lo spazio tende a rimanere sempre lo stesso a meno che marinai poco curiosi non si spingano lontano dalle coste per ubbidire ai loro padroni curiosi. Qualsiasi spazio i marinai possano scoprire in questa esplorazione sarà limitato anch’esso.


Il prato fu recintato, nascosto agli sguardi.

Arrivavano e partivano camion e scavatrici e saliva la polvere oltre le recinzioni.

Se questo non fosse bastato alla gente a capire cosa stava succedendo lì, un cartello aggiungeva preziose informazioni.

Il cartello diceva che la ditta tal dei tali stava realizzando parcheggi sotterranei e anche che questi ultimi erano comprabili. Il cartello dava un’informazione e in più faceva pubblicità. Era una buona idea. Infatti i garage vennero venduti prima che i lavori fossero ultimati.


Parentesi: quello di estendere le coste sarebbe un buon metodo per i marinai e i loro padroni. I marinai diventerebbero muratori e con un po’ di misure di sicurezza terrebbero protetta la loro vita.

I padroni raggiungerebbero il fine della loro curiosità, la colonizzazione, con un vantaggio in più: quello di aumentare i territori colonizzati.

Lo spazio, però, non cesserebbe d’essere limitato.

Ed eliminare qualsiasi pozza d’acqua non sembrerebbe una buona idea.


Quando i muratori tolsero le recinzioni e andarono a fare una doccia il prato non c’era più.

Rimaneva la madonnina con un’aiuola intorno. Giusto per farla respirare, poverina. E perché se qualcuno avesse voluto inginocchiarsi per pregare non dovesse farlo sul duro cemento.

Il prato, se avesse potuto, avrebbe rimpianto le paperelle, i cani, ma quei traditori s’erano già dimenticati di lui e anche se passavano lì vicino lo ignoravano. Ormai quel prato era cemento e quei cani ne vedevano già tanto di cemento nella loro vita. Si aggiunga che nessun padrone permetteva al proprio cane di fare i bisogni lì, a causa della madonnina, il che rendeva praticamente nulla l’attrazione che quel cemento, prato, aveva sui cani.

Il prato, se avesse potuto, oltre a rimpiangere i cani e, ovviamente, odiare chi l’aveva trasformato in parcheggio, avrebbe avuto qualcosa da dire pure alla madonnina. Lei era arrivata con tutti i suoi fiori e riconoscimenti e dopo la disgrazia, cementificazione, lei era ancora lì con i suoi fiori, i suoi riconoscimenti e anche l’ultimo pezzetto di prato sopravvissuto. Colonizzatrice! avrebbe pensato il prato, se avesse potuto.


Ma i prati, si sa, non possono.