Stava lì, a metà scalinata e, vista da lontano, la sua figura era solo una macchia tra il bianco dei gradini.
Avvicinandosi s’iniziavano a distinguere meglio le forme e quella figura a metà scalinata smetteva d’essere una macchia per diventare una pausa, tra il bianco dei gradini, una pausa di vita tra un prima e un dopo di pietra.
Stava lì, quasi con indifferenza.
A metà scalinata con la gamba destra piegata un gradino sotto di sé e il piede sinistro un gradino più giù. Le braccia le teneva in grembo.
Ma questi particolari non erano subito notati. Perché c’era una sola cosa che affascinava i passanti. Una sola cosa attirava il loro sguardo a rischio di farli inciampare contro un gradino, se stavano salendo le scale, o di farli sbattere contro un palo se stavano passando nella via sottostante la scalinata.
La sua caviglia sinistra.
C’era qualche combinazione magica tra la posizione del piede, la lunghezza dei pantaloni e la bassezza delle scarpe, che metteva in evidenza la sua caviglia.
E dire “in evidenza” è poco.
La caviglia s’ergeva, sorgeva, s’innalzava, tondeggiava padrona dell’attenzione, scandalosa quasi.
Scandalosa eppure naturale.
Come il seno nudo di una donna che allatta. Con l’esclusione della funzionalità.
Sì, perché un seno nudo allattante è giustificato e, anche se tutti gli occhi ne sono attratti, nessuno potrebbe giudicarlo scandaloso.
Per la caviglia era diverso. Anche i passanti scandalizzati non potevano esprimere il loro giudizio sprezzante perché non s’è mai vista una caviglia scandalosa e tutti gli avrebbero riso dietro se si fossero indignati ad alta voce.
Intanto la caviglia attirava gli sguardi. Nuda e perfetta.
E gli sguardi si vergognavano del loro fissare ma non smettevano.
E nessuno riusciva, allontanatosi un po’, a ricordare chi c’era dietro quella meravigliosa caviglia, anzi nessuno riusciva a pensare a pensieri concreti, c’erano solo sensazioni nei corpi e nemmeno per la caviglia ma per il suo fascino.
Molti si chiedevano -ma cos’è che m’ha fatto questo?- quando riprendevano coscienza di sé.
Rari erano quelli che ricordavano la caviglia, ma anche costoro non riuscivano nemmeno a dare un sesso al corpo di cui la caviglia faceva parte.
Questo succedeva perché i passanti, per natura, passano e nessuno di loro contravvenne a questa legge fisica nemmeno quella mattina, nemmeno per quella caviglia.
Io, invece, mi fermai.
Sarà perché sono un debole e non riesco ad abbandonare ciò che m’affascina,
sarà perché sono un vecchio porco depravato e guardone,
sarà perché non sono mai stato un passante fondamentalista,
sarà per quel che sarà, fatto sta che io mi fermai.
Mi sedetti in un posto che mi garantiva un buona visuale e guardai. e mi lasciai conquistare e trasportare. e sicuramente sarei rimasto lì, come un ebete, se non avvenne ciò che avvenne.
La caviglia venne coperta.
Con delicatezza, quasi con premura, una mano scese a coprire la caviglia.
Fu allora che alzai lo sguardo e vidi di chi era la caviglia, gli vidi anche sul volto l’aria di chi non s’è accorto dello scompiglio che ha provocato.
Stava lì, a metà scalinata e io m’alzai.
Quando fui lontano, e mi girai per l’ultima volta, la macchia tra il bianco dei gradini era scomparsa.
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