Ancora una collaborazione con Francesca Quatraro (si capisce che è la mia illustratrice preferita?), ancora un racconto pubblicato da UnDueTreStella nel numero "Attraverso lo specchio".
Buonalettura.
Tonino e lo specchio magico
Tonino si annoiava.
Da un po’ i giochi degli altri bambini lo facevano sbadigliare e i suoi pupazzi non inventavano più nuove avventure. Uffa era diventata la sua parola preferita. Allora partì a cercare fortuna come quelli delle fiabe.
Incontrò una vecchia con due pesanti buste della spesa.
-Giovanotto aiutami e non te ne pentirai- disse. Lui prese una busta e la seguì.
La casa della vecchia era piccola e buia ma aveva un buon odore. Senza accorgersene Tonino si addormentò su una poltrona. Quando riaprì gli occhi era sera e la vecchia stava cucinando.
-Mangia qualcosa e rimani qui, questa notte, potrai ripartire domani.
Dopo cena gli fece una cioccolata calda e gli disse: -Prendi questo specchio, ti aiuterà nei momenti di bisogno come hai fatto tu con me.
Tonino guardò lo specchio, non sembrava niente di speciale ma lui era un bambino educato e ringraziò.
La mattina dopo partì con lo specchio e un pezzo di torta nella tasca.
Camminava per un bosco quando si ritrovò in una radura circondata da un muro di alberi. Su un masso era seduto un gigante. Alto quattro metri, più grosso di un elefante, dormiva. Tonino si avvicinò ma quello aprì due occhi terribili, si alzò di scatto e si gettò verso il bambino. Tonino iniziò a correre in tondo per sfuggirgli, poi si ricordò dello specchio e si bloccò. Anche il gigante, stupito, si fermò. Tonino gli puntò contro lo specchio ma non successe niente, allora ci guardò dentro per vedere cosa c’era che non andava e puff sparì.
Il gigante si grattò la testa, si girò di scatto, ma quella pulce di bambino non era da nessuna parte. Raccolse lo specchio e si guardò.
Tonino vide la faccia del gigante che si avvicinava e capì di essere nello specchio. Negli occhi del gigante che si specchiava vide il motivo della sua rabbia: nessuno gli aveva mai dato un bacio.
Il gigante pensava di non essere poi così brutto e si chiedeva perché nessuno gli avesse mai dato un bacio e stava per sbattere lo specchio contro il masso quando il bambino saltò fuori dal vetro dandogli un piccolo bacio sul suo grosso naso. Il gigante diventò tutto rosso e scappò aprendo un varco tra gli alberi.
Tonino prese lo specchio e seguì la strada aperta nel bosco dal gigante in fuga. Il bosco finì in un deserto di terra nera. Dalla cima di una duna Tonino vide un castello: era lì che doveva andare. Iniziò la discesa ma era solo a metà che sentì un ruggito. Si guardò intorno ma non vide niente. Altri quattro passi e il ruggito tornò. Si sentiva anche una puzza strana, un misto di maiale, gallina e cane bagnato. Quando il ruggito fu proprio alle sue spalle Tonino sparì nello specchio. Passò qualche secondo, poi, dal suo nascondiglio magico, Tonino vide un drago. Solo da lì poteva vederlo perché il drago si mimetizzava perfettamente. Proprio per questo era cattivo: non voleva più prendere il colore delle cose che gli stavano intorno. Voleva avere il suo colore, che fosse blu, verde, giallo, anche rosa, ma doveva essere suo. E poi nessuno lo vedeva e gli calpestavano sempre la coda. Non ce la faceva più e mangiava tutti.
Tonino si frugò in tasca, ricordava di averci messo un pennarello rosso e infatti eccolo. In un attimo fu fuori dallo specchio e incastrò il pennarello dietro l’orecchio del drago che diventò rosso fuoco, bellissimo. Il drago emozionato volò via, anche per controllare di non prendere il colore del cielo.
Il castello era circondato da un fossato senza ponte levatoio. Tonino sperò che lo specchio avesse una soluzione. Dallo specchio vide un corridoio illuminato da torce e in fondo una porta. Allungò una mano per aprirla e si trovò nel corridoio. La porta si aprì senza difficoltà ma appena ebbe varcato la soglia si richiuse con un tonfo sospetto. Era in una stanza buia. Un rumore di passi. Silenzio. Una fiamma e a pochi centimetri dalla sua faccia c’era una strega. Scappò verso la porta ma quella non si apriva. Alle sue spalle la strega ridacchiava e si leccava le labbra. -Che bello spuntino- disse e spense la fiamma. Tonino non poteva guardarsi allo specchio se tutto era buio. Ecco, pensò, la mia fortuna sarà la pancia di una strega. E già sentiva mani gelide avvicinarsi al suo collo quando vide che filtrava un po’ di luce da sotto la porta. Diede un calcio alla strega, mise lo specchio nella luce e sparì. Da dentro lo specchio gli fu tutto chiaro. Quella non era una strega ma una bambina che si annoiava da troppi anni. Si era annoiata così tanto da diventare vecchia, brutta e cattiva. Ma Tonino sapeva di cosa aveva bisogno. Uscì dallo specchio e la prese per mano: -Vuoi essere mia amica?- le chiese. La strega sorrise e subito tornò bambina, gli strinse forte la mano e rispose: -Sì.
La bambina portò Tonino nel salone del castello e lì c’erano il drago rosso e il gigante timido che li aspettavano per iniziare a giocare. Giocarono e giocarono e, quando furono stanchi, si sedettero ad un tavolo e iniziarono ad immaginare le mille avventure che li attendevano.
... mi piace di più a pagine singole, mi sembra ci sia più risalto al racconto
RispondiEliminai disegni mi sembra vadano bene come grandezza mentre per le slide non ricordo bene il passaggio, deve copiare con codice HTML ...inoltro la tua mail a gino lui forse si ricorda ... io non ho più usato quella modalità, appesantisce la pagine web
ciao scrittore bello ci sentiamo presto
un abbraccio frà